"La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata
di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli"
(Marcel Proust)

mercoledì 27 aprile 2011

Pistunina (Messina). Dissequestrati i reperti di Villa Melania

Nuccio Anselmo 
Gazzetta del Sud 26/4/2011

Nell'area di Pistunina gli archeologi della Soprintendenza sono tornati a lavorare per cercare di recuperare quanto ancora si trova sul posto. La decisione della magistratura dopo vent'anni di oblio, adesso bisogna capire cosa fare del sito. 


A Pistunina, in quella fetta di campagna abbandonata che costeggia il torrente Zafferia, tra carcasse, alte erbacce e il mare incombente, fino a poco tempo fa c'erano accatastati i preziosi reperti di Villa Melania, le tracce di storia romana per uno dei più grandi scandali archeologici della nostra città. Quel che poteva essere e non è stato, la distruzione di un complesso d'età tardo imperiale bellissimo, un fatto che ormai risale a vent'anni addietro e di cui oggi dopo un silenzio infinito è necessario riparlare. Perché c'è un fatto nuovo e importante. Nelle scorse settimane gli archeologi e gli operai della Soprintendenza hanno recuperato tutti i reperti che erano stati collocati in un'area attigua alla sede degli scavi e li hanno trasportati al sicuro, nei loro uffici. Questo perché con un provvedimento della magistratura, l'ha siglato il gip Maria Vermiglio, è stato disposto il dissequestro di tutto il materiale che a suo tempo venne recuperato e collocato in un'area attigua, affidato a un custodie giudiziario. La richiesta al gip è stata formulata dal procuratore aggiunto Ada Menino. Il sequestro giudiziario comprendeva all'epoca una cinquantina di blocchi in pietra lavica, i resti delle strutture murarie, numerosi laterizi, alcuni in calcare, un blocco in marmo e tre colonne in marmo. Adesso tutto questo materiale è finalmente al sicuro, ci hanno lavorato per giorni gli esperti e gli operai dell'Unità diretta dall'archeologa Gabriella Tigano, al cantiere di Pistunina hanno vigilato per giorni l'archeologa Maria Ravesi e l'architetto Rocco Burgio. Ma le "pietre della storia" non possono rimanere ineposte, e soprattutto a Pistunina è necessario tornare a scavare, perché fino ad oggi è stata rinvenuta solo una briciola di quello che realmente esiste nelle viscere della terra. Se si pensa che la scoperta del complesso archeologico di Pistunina risale al 1991 e che questo sito "dorme" da vent'anni, a parte un paio di inchieste e altrettanti processi, si ha la misura di tutto. Erano in corso i lavori di sbancamento all'epoca dall'impresa Fida srl (oggi CMS spa) per realizzare un complesso edilizio, poi vennero alla luce molti resti di strutture di epoca romana, ci fu una brutta storia di sbancamenti non autorizzati che danneggiarono parecchio. Subito dopo vennero avviate alcune esplorazioni da parte della Soprintendenza, ci lavorarono prima e a lungo l'archeologo Giacomo Scibona, poi i colleghi Umberto Spigo e Giovanna Maria Bacci. All'inizio fu una "somma urgenza" nel 1991, poi ci furono tre "perizie" nel '91, '93 e '97. A questo si affiancò un'estesa campagna di prospezioni fisiche ed elettromagnetiche da parte della ditta "Lerici" di Roma (siamo nel 1991), che evidenziò la presenza di un vasto complesso abitativo nell'area di Pistunina. Un complesso che con fasi successive si articola dalla prima età imperiale all'età bizantina (siamo tra il I sec. e il VII secolo dopo Cristo), con strutture spesso ben conservate in altezza, di cui fa parte anche un tempietto in blocchi di pietra lavica, che fu gravemente danneggiato durante lo sbancamento abusivo. E adesso bisogna decidere cosa fare. Se tornare "in sonno" o scavare ancora a Pistunina, magari chiedendo un contributo all'assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Missineo. Non devono però trascorrere altri vent'anni d'oblio.

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