"La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata
di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli"
(Marcel Proust)

Villa romana




La villa di Patti rappresenta un interessante documento dell'assetto del territorio della Sicilia in epoca tardoantica e si affianca per cronologia, organizzazione architettonica e posizione topografica, alla villa del Casale di Piazza Armerina e a quella del Tellàro nei pressi di Eloro.
Costruita agli inizi del IV secolo d.C., l'attuale complesso si impianta su un precedente edificio risalente al II-III secolo d.C. nonché su strutture del II-I secolo a.C.
La scoperta della villa avvenne durante i lavori per la costruzione dell'autostrada Messina-Palermo nel 1973 in una zona in cui in passato non si erano verificati rinvenimenti archeologici. 
L'edificio residenziale si estende per circa 20.000 mq in una zona pianeggiante, vicinissima alla costa e nei pressi del torrente Montagnareale con alle spalle una cinta collinare.


Il nucleo architettonico principale è costituito da un grande peristilio delimitato da un portico; a sud del peristilio si apre la cosiddetta sala triabsidata dove si trova il tratto più esteso di mosaici policromi realizzati mediante grossi medaglioni poligonali o circolari con al centro animali domestici o fiere: una delle raffigurazioni più celebri è proprio quella della tigre con la palla o ancora del cerbiatto - nebros, figura peculiare da cui deriva la denominazione dei monti Nebrodi.
Un nucleo ben distinto dalla villa è quello degli impianti termali, dove è possibile constatare la presenza di ambienti con pavimenti provvisti di suspensurae, un praefurnium, opere di canalizzazione e le vasche.
Tra il VI e il VII secolo alcune tombe furono costruite al di sopra delle strutture delle terme: segno evidente di una riduzione della parte abitativa della villa nonché l'inizio del declino della stessa.
I sepolcri hanno restituito corredi di particolare interesse consistenti in ceramiche, vetri, bronzi e oggetti di oreficeria. Le forme ceramiche rinvenute riprendono la tipologia di quelle rinvenute nella necropoli Grotticelli di Siracusa e sono sempre associati con vetri bronzi e gioielli come nelle necropoli di Sofiana, Salemi e Caltagirone.
La cronologia dei rinvenimenti presuppone una continuità di fruizione della villa che arriva fino al X e addirittura XI secolo. Una frequentazione della zona anche in periodo medievale è testimoniata dal toponimo S. Erasmo, cui era dedicata una chiesetta costruita proprio a ridosso della villa ma distrutta durante la costruzione del tracciato ferroviario.
Il ricordo della fastosa villa sembra rivivere ancora oggi nel nome dell'odierna cittadina di Patti che, secondo Uggeri, potrebbe derivare proprio dal proprietario della villa, un hypatos (consul, consularis) alla stregua di quello di Sofiana che era un philosophus.




Bibliografia
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Voza G., Kokalos XXVI-XXVII, 1980-1981, pp. 690-693
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