Gli Argonauti accerchiano Amico. Particolare di Hydria (400-425 a.C.). |
Nella prefazione del recentissimo libro di Giuliano Volpe
“Patrimonio al Futuro”, un manifesto in materia di tutela e gestione dei beni
culturali sul territorio Italiano, si evidenzia l’esigenza del superamento ideologico e dogmatico
attraverso il dialogo e l’apertura per consentire di colmare il grande vuoto
causato da anni di silenzi e cattiva gestione (spesso operata da non addetti al
settore) del nostro Patrimonio Culturale.
Controtendenza, stamane a Patti si
svolgeva una rassegna di studi archeologici, organizzata dalla locale sezione
dell’Archeoclub, che si è contraddistinta per la sua impronta desueta e poco
partecipata rispetto ad un pubblico di appassionati, esperti e soprattutto
giovanissimi studenti le cui aspettative sono rimaste deluse e disattese da un
atteggiamento di stallo e chiusura. Nello specifico, in un atteggiamento da
regime, gli organizzatori della giornata, nonostante le richieste di
intervento in sala, non hanno consentito che si svolgesse alcuna forma di
dibattito ed interazione tra relatori e pubblico. Uno scenario paradossale
soprattutto dopo i proclami di Gabriella Tigano di massima apertura e
disponibilità da parte della Soprintendenza di Messina.
L’intervento di
Giuseppe Voza ha sottolineato l’esigenza di dover educare i più giovani
(rivolgendosi ai numerosi studenti presenti) alla conservazione e alla
valorizzazione dei nostri beni culturali. Parole condivisibili in pieno sebbene
bisogna ricordare che non esiste conservazione, quindi condivisione, senza
un’adeguata conoscenza, la quale deve essere necessariamente fissata ed operata
dagli addetti ai lavori. A tal proposito, a distanza di più di quaranta anni
dalla sua scoperta, la conoscenza della Villa Romana di Patti rimane ancora
adombrata ed offuscata dalla mancata pubblicazione dei dati relativi agli scavi
e alle indagini archeologiche condotte dall’allora soprintendente Voza.
Ma la
nota più beffarda riguarda il trattamento riservato agli studenti, gli stessi
che (chi era seduto a quel tavolo forse nemmeno lo sapeva) con grande dedizione
hanno già operato ed avviato progetti altamente qualificati proprio per la
valorizzazione del patrimonio culturale sito all’interno della città di Patti e
che appartiene, prima di tutto, ad ogni singolo.
Patti oggi si è distinta
consegnando alla sua storia un dictat
di altri tempi, autocelebrativo, di autocompiacimento, di autoassegnazione di
ruoli e di missioni imperniato su autostima e autocandidature. Il patrimonio
culturale non può essere strumentalizzato né per giochi di potere, né per
motivazioni autoreferenziali che puntano ad obiettivi palesi che di strategico
non hanno nulla neppure allo sguardo ormai più che acuto delle nuove
generazioni!
Non è questa la cultura che vogliamo!
Associazione Argonauti
Nessun commento:
Posta un commento