"La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata
di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli"
(Marcel Proust)

sabato 7 maggio 2011

Teatro Greco di Siracusa, XLVII ciclo di rappresentazioni classiche


L'Istituto Nazionale del Dramma Antico (meglio conosciuto come INDA), storica istituzione nata nel 1914 con lo scopo di far rivivere la cultura classica grazie alla rappresentazione di testi appartenenti alla drammaturgia antica, ha in programma, per il XLI Ciclo di Spettacoli Classici, la messa in scena, nel Teatro Greco di Siracusa, di due tragedie: I Sette contro Tebe (467 a.C.) di Eschilo nella traduzione di Monica Centanni e l'Antigone (442 a.C.) di Sofocle nella traduzione di Maria Grazia Ciani. La prima, diretta da Jean Pierre Vincent, debutterà il 13 maggio alle 18:30 (ultima rappresentazione, il 26 giugno) mentre la seconda il 14 maggio sempre alle 18:30 (ultima rappresentazione, il 25 giugno). I sette contro Tebe costituiva la tragedia conclusiva di una trilogia che comprendeva Laio ed Edipo. Tema portante della trilogia era quello del destino che, scegliendo di abbattersi sulla stirpe dei Labdacidi (Labdaco era il padre di Laio), la conduce a estinguersi nel giro di tre generazioni. A chiudere la tragedia eschilea è il pianto di Antigone e Ismene – le uniche superstiti della casa di Edipo - per la morte dei fratelli Eteocle e Polinice che in battaglia si sono uccisi a vicenda. All'ordine dell'araldo tebano di lasciare Polinice insepolto, Antigone oppone la propria determinazione nel volergli tributare i medesimi onori funebri di Eteocle. Sofocle - nello scrivere la sua Antigone - non farà altro dunque che imboccare la strada già spianata, un ventennio prima, da Eschilo. Ad interpretare Eteocle, protagonista assoluto dei Sette contro Tebe, sarà Massimo Popolizio. Quanto alla seconda tragedia proposta, la regia e l'ideazione scenografica sono a cura di Irene Papas che, per limitarsi all'attività cinematografica, ha prestato il proprio volto e la propria radiosa grecità a Elettra, Elena e Clitennestra. Ad incarnare Antigone sarà però Galatea Ranzi. Che, dopo la superba prova data nel Pontormo di Giovanni Fago nel ruolo di una ragazza madre cui è stata tagliata la lingua, recupera l'uso della parola e interpreta una delle eroine tragiche più ambìte. Forse l'unica, insieme ad Alcesti, completamente positiva. La sapiente finezza che ha indotto la Papas ad affidare la parte di Antigone a Galatea Ranzi è pari solo all'audacia che l'ha guidata nello scegliere Alessandro Haber per esprimere lo straziante dramma umano di Creonte, condannato a prendere atto troppo tardi della propria implacabile ostinazione, della propria follia. Condannato a non arrivare in tempo per evitare il suicidio del figlio Emone e quindi della moglie Euridice: «Ahimè, la colpa è mia, / soltanto mia. / Sono io, sono io che ti ho ucciso, infelice, / è vero. Servi, presto, / portatemi via, portatemi lontano. / Io non esisto più, io non sono più nulla». Come non riconoscere il lui il Javert dei Misérables (1862) di Victor Hugo? Dall’11 al 14 maggio, al Teatro Greco di Palazzolo Acreide, sarà invece presentato, alle 18:30, il dramma satiresco U Ciclopu di Euripide nella traduzione e nell’adattamento di Luigi Pirandello. Lo spettacolo è diretto da Vincenzo Pirrotta che interpreta anche il ruolo del protagonista, Ulisse.

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