"La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata
di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli"
(Marcel Proust)

sabato 17 ottobre 2015

Patti: Patrimonio al Passato.

Gli Argonauti accerchiano Amico. Particolare di Hydria (400-425 a.C.).
Nella prefazione del recentissimo libro di Giuliano Volpe “Patrimonio al Futuro”, un manifesto in materia di tutela e gestione dei beni culturali sul territorio Italiano, si evidenzia l’esigenza del superamento ideologico e dogmatico attraverso il dialogo e l’apertura per consentire di colmare il grande vuoto causato da anni di silenzi e cattiva gestione (spesso operata da non addetti al settore) del nostro Patrimonio Culturale. 
Controtendenza, stamane a Patti si svolgeva una rassegna di studi archeologici, organizzata dalla locale sezione dell’Archeoclub, che si è contraddistinta per la sua impronta desueta e poco partecipata rispetto ad un pubblico di appassionati, esperti e soprattutto giovanissimi studenti le cui aspettative sono rimaste deluse e disattese da un atteggiamento di stallo e chiusura. Nello specifico, in un atteggiamento da regime, gli organizzatori della giornata, nonostante le richieste di intervento in sala, non hanno consentito che si svolgesse alcuna forma di dibattito ed interazione tra relatori e pubblico. Uno scenario paradossale soprattutto dopo i proclami di Gabriella Tigano di massima apertura e disponibilità da parte della Soprintendenza di Messina. 
L’intervento di Giuseppe Voza ha sottolineato l’esigenza di dover educare i più giovani (rivolgendosi ai numerosi studenti presenti) alla conservazione e alla valorizzazione dei nostri beni culturali. Parole condivisibili in pieno sebbene bisogna ricordare che non esiste conservazione, quindi condivisione, senza un’adeguata conoscenza, la quale deve essere necessariamente fissata ed operata dagli addetti ai lavori. A tal proposito, a distanza di più di quaranta anni dalla sua scoperta, la conoscenza della Villa Romana di Patti rimane ancora adombrata ed offuscata dalla mancata pubblicazione dei dati relativi agli scavi e alle indagini archeologiche condotte dall’allora soprintendente Voza. 
Ma la nota più beffarda riguarda il trattamento riservato agli studenti, gli stessi che (chi era seduto a quel tavolo forse nemmeno lo sapeva) con grande dedizione hanno già operato ed avviato progetti altamente qualificati proprio per la valorizzazione del patrimonio culturale sito all’interno della città di Patti e che appartiene, prima di tutto, ad ogni singolo. 
Patti oggi si è distinta consegnando alla sua storia un dictat di altri tempi, autocelebrativo, di autocompiacimento, di autoassegnazione di ruoli e di missioni imperniato su autostima e autocandidature. Il patrimonio culturale non può essere strumentalizzato né per giochi di potere, né per motivazioni autoreferenziali che puntano ad obiettivi palesi che di strategico non hanno nulla neppure allo sguardo ormai più che acuto delle nuove generazioni!

Non è questa la cultura che vogliamo!

Associazione Argonauti

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